22 Aprile 2021

Dopo le gelate, la conta dei danni. Soprattutto in Toscana, Umbria ed Emilia Romagna

gelata
L’ondata di gelo che ha investito l’Italia nei giorni successivi alla Pasqua ha avuto conseguenze difformi, a seconda dei territori, su tutto il territorio nazionale. La situazione, da quanto emerge dal monitoraggio di Assoenologi (Associazione Enologi Italiani), appare oggi distribuita a macchia di leopardo, ma a soffrire di più sono state le zone di media collina e di fondovalle, con danni specifici su quelle varietà precoci che avevano già emesso i primi germogli. Ci sono zone particolarmente colpite in Toscana e Umbria, ma ad essere interessate dalle gelate sono anche alcuni territori dell’Emilia-Romagna e del Veneto, oltre a tante altre zone dove non si rilevano, fortunatamente, particolari ricadute specialmente nelle regioni del sud che sono quelle a più alta potenzialità produttiva.
Da questo primo monitoraggio, salvo eccezioni, non si prevedono, a oggi, riduzioni significative del potenziale produttivo nazionale, anche se una valutazione effettiva sui reali danni alla produzione potrà essere effettuata solamente tra una decina di giorni, quando le “gemme cotonose” passeranno allo stadio successivo e si apriranno e, al tempo stesso, avremo superato altre giornate in cui si prevedono nuovamente cali termici importanti. “La preziosa attività di monitoraggio Assoenologi sull’intero territorio italiano è finalizzata a fornire un contributo importante ai tanti produttori che, sempre più spesso, devono fare i conti con il fenomeno del cambiamento climatico”, commenta il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella. Il report, regione per regione, realizzato grazie ai 5.000 soci che quotidianamente svolgono un ruolo di sentinella e attento monitoraggio sui territori in cui sono chiamati a operare, restituisce un quadro più completo dei danni lasciati tra i vigneti del Belpaese dalle gelate della scorsa settimana.
In Trentino alto Adige le zone alte non sono state colpite, nelle altre zone si rilevano lievi danni anche se non quantificabili sulle gemme cotonose e da valutare al germogliamento, in quanto sono state registrate temperature molto basse. In alto Adige il ritardo vegetativo ha fatto sì che non si evidenzino danni.
Tra i vigneti del Friuli Venezia Giulia la gelata ha colpito prevalentemente il vitigno Glera, nella zona della pianura pordenonese. Si potrebbe parlare di un 5-7%, ma resta da verificare. Il ritardo del ciclo vegetativo della vite, a causa della prolungata siccità, ha evitato danni maggiori in quanto solo la Glera e lo Chardonnay avevano iniziato il germogliamento. Il freddo è stato più incisivo soprattutto nella zona pianeggiante dove, a chiazze, ha colpito le gemme già sviluppate e di fatto, procurando i maggiori danni.
Nel Veneto centro orientale la zona maggiormente colpita è stata quella bassa, nell’areale di Venezia, ma è difficile quantificare gli eventuali danni. In collina nessun problema in quanto il germogliamento era in ritardo. Eventuali danni completi potranno essere valutati solo tra qualche settimana, in quanto le temperature basse potrebbero aver creato danni anche sulle gemme non ancora aperte.
Spostandoci nel Veneto centro occidentale, danni sono stati evidenziati solo su Glera e Chardonnay in alcune zone di Vicenza e Padova e solamente sulle viti che erano in fase avanzata di germogliamento con la prima gemma. Molti vigneti non hanno ancora germogliato e si sono salvati, come la zona lago, Valpolicella, Soave e Bardolino, indietro sullo sviluppo fenologico, come anche il Pinot Grigio in pianura. È impossibile quantificare ora i danni reali, ma si può ipotizzare limitate perdite di prodotto su queste varietà.
Andando in Lombardia, solo in Franciacorta si riscontra qualche scottatura sulle punte delle gemme, ma niente di preoccupante al momento. Le altre zone sono tutte indietro, anche a causa della siccità. In Oltrepò il danno ad oggi è irrilevante, perché nessun vigneto era in fase di germogliamento in fondovalle. Qualche minimo danno sui vigneti di pianura, ma si parla di circa il 5% di tutta la produzione della zona.
Qualche problema anche in Piemonte, nonostante i vigneti quest’anno siano in ritardo vegetativo di circa 10 giorni e vada verificato successivamente il danno sulle gemme cotonose. Qualche problema potrebbe riscontrarsi sul vitigno Nebbiolo che non ha la seconda gemma produttiva, con ricadute su Barolo e Barbaresco. I danni da gelo sono comunque riscontrati sulle gemme basse e in particolare nei vigneti alle quote inferiori e sulle barbatelle al primo e secondo anno. Si può ipotizzare un danno del 15%, ma la produzione non sembra compromessa.
In Emilia si riscontra un danno piuttosto diffuso, ma su alcune varietà non si può ancora quantificare e in alcune zone si è in ritardo. Da evidenziare i danni sui vigneti di Lambrusco Grasparossa (che costituisce 1/3 della produzione della provincia di Modena), che quest’anno è in anticipo col germogliamento e dove si rileva un danno all’incirca del 70%.
Meglio è andata in Romagna, dove in questo momento si può parlare solo di aree interessate alle gelate tardive e non di percentuale di mancata produzione. Non si rilevano problemi nelle zone collinari, ma un 50/60% della provincia di Bologna e della provincia di Ravenna è stata interessata dalla gelata. Si stima che 8.000/10.000 ettari di superficie vitata su 25.000 ettari delle province di Bologna, Ravenna, Forlì e Cesena, Rimini e Ferrara possano essere stati interessati dalle gelate. Le province meno coinvolte sono Forlì e Cesena, mentre la provincia di Rimini non è stata per nulla coinvolta.
Complessa, e preoccupante, la situazione in Toscana, con l’intera Regione interessata dalle gelate, con punte di -7/-8 gradi nella zona dell’aretino e danni probabilmente ingenti. Quantificarli è difficile ora, ma il vitigno che ha subito maggiori conseguenze è il Sangiovese, che aveva già germogliato, mentre è quasi indenne la Vernaccia, indietro nello sviluppo fenologico. Le zone alte del Chianti Classico per ora non rilevano danni, criticità rilevate a Montalcino e Montepulciano nei vigneti di fondovalle e pianura. La Maremma è, invece, quella più colpita. Si stimano danni intorno al 40%, con punte anche superiori.
L’Umbria è stata duramente colpita, soprattutto su Chardonnay, Grechetto e Merlot, praticamente intoccato il Trebbiano (il vitigno bianco più diffuso in regione) in quanto in ritardo vegetativo. Nel Lazio la situazione è simile, soprattutto nella provincia di Viterbo. Nelle Marche non ci sono danni rilevanti, perché la ripresa vegetativa è ritardata. Qualche danno nei fondovalle dell’area del Piceno, soprattutto su Sangiovese e Pecorino. Nella zona del Verdicchio danni molto circoscritti a qualche vigneto, da valutare i danni sulle gemme che erano in fase di rigonfiamento. Nella provincia di Pesaro, rappresentata principalmente dal Bianchello, non ci sono particolari criticità, fatta eccezione per alcuni vigneti di fondovalle.
In Abruzzo e Molise non c’è nessun danno consistente rilevato. Alcune criticità emergono dalla provincia de L’Aquila sulle uve precoci di Chardonnay e Pecorino. Il Montepulciano si è salvato perché in ritardo vegetativo. La provincia di Chieti, che rappresenta il 70% della produzione, non ha subito danni se non in qualche vigneto di fondovalle. Scendendo in Puglia, la situazione non appare preoccupante sui Primitivi che sono in ritardo vegetativo, con danni molto circoscritti su Negroamaro e Malvasia nera, con maggiore estensione nella valle d’Itria. Mentre, tra le province di Foggia e di Bari, colpita qualche area discontinua con vitigni precoci.
In Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, Regioni dove normalmente non si rilevano problemi da gelate, si rilavano, invece, lievi danni seppur di modesta entità in Campania nel basso Beneventano e in Sicilia su barbatelle e vitigni precoci nei fondovalle. Infine, in Sardegna, i danni maggiori si riscontrano nel nord-ovest, soprattutto ad Alghero, e nel nord-est in Gallura, comunque a “macchia di leopardo”. Si rilevano danni da gelata anche nell’alto Oristanese, sul vitigno Vernaccia. Al sud, qualche piccolo danno su vigneti di fondovalle e varietà precoci come il Moscato, ma bisognerà attendere ancora qualche giorno per una valutazione più precisa.

Articolo tratto da Winenews.it

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