15 Aprile 2020

Cantina Petra, un’opera tra arte e lavoro a Suvereto

Da semplice spazio di lavoro nel tempo le cantine sono divenute anche opere di valore artistico e architettonico, alla stregua di templi o chiede che custodiscono il prezioso vino, oggi sono visitate anche proprio per la loro spettacolarità. Vi proponiamo quest’articolo tratto dalla rivista Il Sommelier che parla proprio di questo argomento.

LE CANTINE CONTEPORANEE

cantina petraSpazio di produzione, spazio di commercializzazione, spazio di ricerca, spazio di degustazione, spazio di esposizione. Tutte definizioni adeguate che descrivono la molteplicità funzionale della cantina contemporanea dove un visitatore può fare un percorso tradizionale attraverso gli strumenti e i processi della produzione, può soffermarsi a degustare la linea produttiva, in spazi dedicati, ma può ammirare anche opere d’arte, installazioni temporanee, ascoltare una conferenza o un concerto di musica. La cantina come contenitore di varie forme e significati, non più espressione compiuta del genius loci, ma estensione di un’idea del fare vino esponendo i significati culturali profondi che ha sempre veicolato nella cultura del Mediterraneo. Lo spazio cantina inizia a cambiare in Francia, a Bordeaux, nel XVI sec. con la costruzione di Chateau che videro la creazione degli spazi abitativi degli operai e che misero il primo germe all’idea di unione tra il nome del luogo e l’identità del prodotto. La cantina diventa a metà dell’800, favorita anche dall’industrializzazione, una “fabbrica” dove si determina la linea produttiva. L’invenzione dello Champagne, il “nuovo vino” che necessita di nuovi spazi di produzione e affinamento, spinge a ricercare soluzioni e trova nel riutilizzo delle antiche cave di gesso di Reims una prima risposta alla riorganizzazione spaziale. Ma si deve arrivare agli anni Venti e Trenta del ‘900 in Spagna, nella Catalogna, per veder crescere i primi germogli di un’idea nuova di cantina, articolata e costruita secondo forme congegnate e specializzate, rivoluzionando il tradizionale concetto di cantina agricola cresciuta per addizione di spazi aggregati.

Gli anni Ottanta del secolo scorso vedono poi l’esplosione in California, e ancora una volta a Bordeaux, di cantine contemporanee progettate dai più famosi architetti internazionali. L’Italia vede fiorire negli anni Novanta un progressivo sviluppo di nuove cantine commissionate, da una parte da imprenditori alla ricerca di forti identità, e su questo si innesta la creazione dell’idea di brand totale, dal marchio allo spazio e la Cantina Petra a Suvereto ne è un iconico esempio, dall’altra da famiglie con alle spalle secoli di tradizione, ma a cui l’idea di riorganizzare ed espandere la produzione può trovare nella costruzione di un nuovo spazio la saldatura vincente tra tradizione ed innovazione come dimostra la Cantina Antinori a Bargino. Nelle Langhe, a Barolo, la Cascina Adelaide si sviluppa interamente sottoterra, enfatizzando il ritorno del liquido vino alla madre terra, e con una parte esterna che appare come una sorta di tasca che connette i nuovi spazi di produzione con la cascina ottocentesca.

A Castiglione Faletto la Cantina Brunella oltre alle connessioni ipogee tra nuovo e antico vede esprimersi la sala degustazione in un volume fuori terra completamente rivestito di doghe in legno riutilizzate da vecchie barrique. La declamazione di un segno architettonico nuovo proiettato nel territorio si fa più marcato nella Cantina Ceretto nella Tenuta Monsordo dove la sala di degustazione si proietta sulle vigne attraverso un “acino” formato da una capsula trasparente che all’imbrunire si illumina delle sfumature cromatiche del paesaggio che l’avvolge. In California, il rapporto tra struttura e paesaggio, era già stato tradotto nei primi anni Novanta del secolo scorso nella cantina progettata da Herzog e Meuron per la Dominus Estate Winery con una soluzione raffinata nel rivestimento esterno della cantina ottenuto assemblando a secco, con una rete di acciaio, blocchi di basalto che, seppur il fronte sia lungo 110 metri, sembra smaterializzarsi cromaticamente nel terreno circostante. Alcuni brevi esempi di come sia articolato e complesso lo spazio contemporaneo delle cantine vinicole all’interno di un multiforme approccio alla visita che, dal tradizionale acquisto nel luogo di produzione, si sta accentuando sempre più verso un consumo di esperienze sensoriali che, talvolta, nei migliori esempi architettonici, sfuma in una sorta di percorso museale.
Giampaolo Zuliani
Articolo tratto da Il Sommeliermagazine

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